Travel Blogger: i 3 errori più comuni
Sono tanti i neo blogger che arrivano su queste pagine cercando su google frasi del tipo “Come diventare Travel Blogger” o “Come aprire un blog di viaggi“, per non parlare di “Come guadagnare con un Blog”. Quello che posso dire subito è che io non ho la ricetta per tutti.
Ho spiegato qualche tempo fa come guadagno con un blog di viaggi io, che non è sempre detto che è come guadagnano gli altri – ognuno di noi ha una propria nicchia, ognuno di noi blogger ha i propri strumenti e i propri canali.
Quello che mi rende un pochino sospettosa, quando leggo le mail personali che mi arrivano di alcuni aspiranti travel blogger, è l’ingenuità delle domande, come se quello che ho scritto nei precedenti post non fosse passato, come se non avessero letto fino in fondo cosa dico.
Ho riscontrato diversi errori che più o meno tutte o quasi, le persone che mi scrivono fanno – chi più, chi meno – e li ho riassunti qui, così che possiate non farli più.
Facebook non è un Blog
Qualche neo blogger o aspirante tale, recentemente mi ha scritto: “Ho aperto un blog, da pochissimo infatti ho una pagina facebook“. Non solo Facebook, qualche mese fa ho visto su Instagram un tizio che si definiva Travel Blogger, ma senza blog. Ecco, un Travel Blogger è una persona che ha un blog. Facebook, Instagram, Twitter, Periscope… quelli sono solo social network, non sostituiscono un blog.
Certo, sui social ci si può raccontare e si può fare quello che in tanti chiamano storytelling, quindi si può raccontare una storia mettendo emozioni, immagini, comunicando qualcosa, ma quello non è un blog. Un blogger nasce da un blog – lo dice la parola stessa – tutto quello che viene dopo, quindi le condivisioni su facebook o twitter o google plus o instagram, sono solo strumenti e modi per far arrivare le persone sulla propria piattaforma, che è quella del Blog.
Il posizionamento non si fa con i social
Questo è un errore che viene messo in pratica anche dai blogger che si definiscono “blogger di professione“. Pensano infatti che un contenuto scritto sul proprio blog si debba condividere solo sui social per fare attività di promozione. No, non è così ne che si ragiona, ne che si fa.
Avete creato un bel contenuto sul vostro blog, l’avete pubblicato e iniziate a condividerlo su tutti quei gruppi Facebook dai nomi uguali “Viaggiare è il mio peccato“, “Gruppo di viaggiatori“, “Viaggio dunque sono” e chi più ne ha più ne metta?! Sbagliato! Perché?!
1. Innanzitutto perché quei gruppi sono pieni di gente come voi, che pubblica e condivide a raffica senza quasi mai leggere, e che come voi pubblicherà senza pensare, anzi copiando e incollando la didascalia che accompagna il post in diversi gruppi di facebook. Che beneficio ha questa operazione che fate giornalmente? Nessun beneficio. Io stessa mi sono cancellata dalla maggior parte dei gruppi quando ho iniziato a capire come funzionavano. Ne ho salvati pochi, anzi pochissimi, e sono quelli in cui non pubblico mai, ma leggo o chiedo informazioni sui miei prossimi viaggi.
2. Condividere a raffica sui gruppi è sicuramente sbagliato almeno per un secondo motivo: così facendo dimostrate di non avere un minimo di strategia. A chi si rivolge il vostro blog? Ci avete mai pensato? Quando vi parlavo di Come si diventa Travel Blogger per professione, vi esortavo a definire una nicchia. La vostra nicchia, quindi i vostri destinatari chi sono? Altri Travel Blogger – perché sono queste le figure che sicuramente troverete in quei gruppi di Facebook e che probabilmente non vi daranno niente. Vale davvero la pena condividere i post lì? Quello è il vostro pubblico? Spero di no.
Dicevamo, il posizionamento non si fa con i social e allora come si fa?
Quella condivisione che fate sui social, potreste anche non metterla in conto. All’inizio quando c’erano solo i blog e non i social, quelle condivisioni non esistevano, oggi hanno preso così il sopravvento che molti neo blogger pensano che se il contenuto non viene condiviso sui social non esiste. Sbagliato.
Per posizionare un contenuto voi dovete pensare solo a Google. Se il vostro contenuto non è su Google o non è ben posizionato su Google, voi non esistete, altro che social network. Quelli devono essere l’ultimo dei vostri pensieri. Se avete bisogno di quei gruppi, se avete bisogno che glia altri mettano un like a quei post, siete lontani millemila miglia da quello che è un Travel Blogger di professione.
Consiglio spassionato ma molto importante, lasciate perdere i gruppi su facebook e prendete l’abitudine di guardare ogni mattina Google Analitycs per vedere come è andato il vostro blog nei giorni precedenti.
Inizia a scrivere
Leggo di progetti bellissimi. Alcuni di voi mi scrivono con idee interessanti, sulla propria regione, sulla propria vita, progetti di viaggio ma anche progetti che a me sembrano molto validi, diversi, alcuni anche innovativi. Sono felicissima di prendere parte a questi progetti, di venire a conoscenza dei vostri sogni e rispondo sempre per aiutarvi affinché possano concretizzarsi come io sono riuscita a concretizzare il mio.
Si sa però, tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare e per usare un altro modo di dire, molti di voi a volte si perdono in un bicchier d’acqua. Alcuni organizzano tutto così bene che alla fine perdono l’ispirazione, come se l’aver organizzato i contenuti alla fine li stancasse. Altri perdono coraggio strada facendo.
Qualche settimana fa, ad esempio, una ragazza mi scrisse dicendomi una cosa tipo: mi scoccia mettere il blog online perché è mezzo vuoto, quasi quasi parto per il mio anno sabbatico e poi lo inizio dopo. Sbagliatissimo!
Innanzitutto non c’è momento migliore per aprire un blog di viaggi di quando si è in viaggio. Le emozioni che si possono raccontare live, i pensieri che si possono mettere in un blog mentre si è in viaggio non possono essere paragonati a tutto quello che si scrive una volta tornati a casa. L’ho imparato sulla mia pelle durante i miei viaggi, anche lunghi, in cui non sono riuscita a metabolizzare abbastanza, in cui non sono riuscita a prendermi i miei tempi per scrivere tutte le mie impressioni. Una volta tornata a casa, di quei pensieri non c’era più nemmeno l’ombra, almeno non come li avevo sentiti mentre ero in viaggio e questo cambia tantissimo per chi ci legge. Inoltre, un blog non è un prodotto finito, un blog è qualcosa che divine, inizia, parte, si ferma, continua. Non ha senso renderlo pubblico una volta finito, anche perché facendo così non lo metterete mai online.
Un blog va messo online di pancia, d’impulso e poi va aggiustato a mano a mano che si va avanti.
Avete altri suggerimenti? Avete delle domande?
Io credo che questi siano gli errori più comuni dei neo travel blogger o aspiranti tali e mi piacerebbe moltissimo leggere alcune delle vostre impressioni a tal proposito, sia che siate blogger di viaggio, di moda o lifestyle, sia che non siate blogger ma solo lettori di passaggio.