Ho scoperto di avere un nuovo mito: Tony Wheeler, il fondatore di Lonely Planet
Mai mi era capitata una cosa così bella, eppure è successa. Sono stata invitata da Lonely Planet Italia a presenziare all’evento Ulissefest durante i giorni del Festival a Rimini per raccontare la mia città in qualità di blogger e travel influencer italiano. L’emozione è stata tanta, ma non solo quella di essere profeta in patria, come mi verrebbe da dire, quanto quella di conoscere e rapportarmi con viaggiatori incredibili, italiani e stranieri, ma più di tutti di conoscere lui, Tony Wheeler fondatore di Lonely Planet.
Lo ammetto, sono un’ignorante. Non sapevo chi fosse Tony Wheeler fino al momento in cui ho letto il programma del Festival. Ora sono convinta che ne penserete tante di me, ma io so come scusarmi: anche se non conoscevo Tony, le mie guide (prime e ultime) sono (quasi sempre) state Lonely Planet. Vi dico questa, e non la dico per dire, perché foto lo testimonieranno: ho ordinato la mia libreria, che arriverà in casa a giorni, bianca e blu cobalto solo perché così le guide Lonely Planet, arancio, potessero spiccare di più! Ho detto tutto vero? Sì, sono un po’ fissata, ma se state leggendo e quindi siete qui perché amate i viaggi, sono sicura mi comprenderete.
Ma torniamo all’Ulissefest. Tre giorni di eventi a Rimini che mi hanno vista come (piccola) protagonista, direi quasi come comparsa rispetto ai grandissimi ospiti che erano statoi invitati per l’evento. Per l’occasione ho scritto un post in collaborazione con Lonely Planet Italia, che trovate nel blog, e che parla della mia Rimini, di come le cose sono cambiate negli anni, di come mi sento io in relazione a questa città, come sono arrivata qui e quando, come me ne sono andata e poi felicemente tornata (a casa)!
Il mio intervento, condiviso con altri due travel influencer italiani, è durato circa 50 minuti. E`stato emozionante, lo ammetto, ma devo essere sincera, è stato quando Tony Wheeler ha fatto il suo intervento che mi sono davvero emozionata – con tanto di lacrime, diciamolo.
Il Fulgor di Rimini, il celebre cinema felliniano appena restaurato e riaperto al pubblico, è stato il teatro dell’incontro con il fondatore di Lonely Planet. La fila per accedere al teatro era davvero lunghissima e alla fine siamo entrati tutti, anche se moltissimi erano in piedi o addirittura a sedere per terra. Un incontro troppo ghiotto per lasciarselo scappare. Gli amanti dei viaggi pazzi e avventurosi, li ho ritrovati tutti lì, tutti con il fiato sospeso, tutti attenti alle parole, alle esclamazioni, alle risate che provenivano da quel palco carico di emozione condivisa.
Essere lì per me è stato incredibile. Per anni mi sono sentita fuori luogo, io con i miei viaggi sempre in testa, io che con i viaggi ci vivo e ci sogno, io che pur di partire sono disposta a sacrificare tutto. Lì, mi sono sentita a casa, capita. Mi sono sentita come se Tony stesse parlando con me, anzi stesse parlando di me. Ho ascoltato la sua storia e l’ho in parte invidiata. Il suo essere viaggiatore è iniziato con un viaggio avventuroso, via terra, dall’Inghilterra all’Australia (sua terra di origine), assieme alla neo moglie. Hanno percorso quella che un tempo era la via degli hippie, passando lungo la via della Seta attraverso sei Paesi, da Istanbul a Kathmandu. La prima guida Lonely Planet nacque al ritorno dall’India, Across Asia on The Cheap si intitolava, guida che vendette 1500 copie in una sola settimana. Da lì in avanti ovviamente non si sono più fermati, tanto che il New York Times l’ha definito “il più influente viaggiatore del nostro tempo”.
Di Tony Wheeler ricorderò il suo immenso umorismo, ma anche la sua calma, la sua voglia di scherzare anche su domande complicate e mai banali. Tony Wheeler mi ha definitivamente confermato che vivere delle nostre passioni è possibile, certo non tutti ce la fanno e non è poi così facile, ma solo sapere che qualcuno è riuscito a fare quello che ci fa stare bene e in pace con noi stessi (viaggiare!) è per me fonte di ammirazione e gratitudine.
Avrei ancora tantissimo da dire su di lui. Ho comprato il suo libro e me lo sono fatto autografare, lo sto leggendo con calma, come si gustano i sogni tanto desiderati. Mi sto immedesimando nella sua vita e sto capendo sempre di più (alla soglia dei 30 anni passati) quello che amo fare nella mia di vita, che è quello che 10 anni fa, un po’ per gioco e un po’ per scommessa mi sono messa in testa di compiere. Non so come andrà, quale direzione prenderà la mia vita, ma sono pronta a rischiare sperando in un pizzico di fortuna.
Grazi Tony per la tua testimonianza e per l’enorme contributo che hai dato a noi affamati di viaggi e di sogni.
Ah, un’ultima curiosità, sapete da dove deriva il nome delle guide Lonely Planet? Da una storpiatura che Tony faceva del testo della canzone Space Captain di Joe Cocker che cita: “Once while travelling across the sky, this lovely planet caught my eye.”
Che dire di Lonely Planet Italia, sono davvero una famiglia! Un gruppo di circa 30 persone che si diverte e mette cura e passione in quello che fa (e si vede). Persone che si chiamano per nome, che condividono pasti e balli, che parlano lingue straniere, che tendono mani, che ascoltano e parlano di viaggi. Una famiglia unita sempre pronta ad accogliere i forestieri, chi arriva per un’ora o per qualche giorno, chi arriva in città per caso o forse chissà, anche per restare.
P.s. Durante i giorni del Festival ho finalmente avuto modo di conoscere Alice Avallone (la nostra prima mail risale al 2010!). Alice mi ha fatto un enorme regalo, mi ha menzionato nel suo libro, edito da EDT, su Come diventare scrittore di viaggio. Una piccola menzione in un grande libro. Sono veramente grata a lei e, come detto più volte, alla vita che mi fa ogni giorno doni meravigliosi, tanto che io ormai non so quasi più come sdebitarmi.