Castel Sant’Angelo a Roma
Castel Sant’Angelo a Roma “nasce” del tutto diverso da come siamo abituati oggi a vederlo. Nel 139 viene completato come voleva l’architetto Demetriano per volere dell’Imperatore Adriano, il quale in quest’opera aveva visto il suo mausoleo. Un inizio davvero diverso di “vita” di quello che negli anni siamo stati abituati a vedere, prima come prigione, poi oggi come museo.
Con Adriano il Castel Sant’Angelo aveva una base rettangolare su cui sorgeva una costruzione cilindrica e un tempietto anch’esso circolare. In cima a tutto questo una quadriga bronzea gigantesca in cui si trovava Adriano. Il ponte che collegava questo Mausoleo era il Ponte Elio che doveva collegare Roma alla tomba dell’Imperatore. Come detto, una visione del tutto diversa di come siamo abituati oggi a vedere Castel Sant’Angelo.
Nel 403 viene incluso nella cinta muraria ed è proprio in questo periodo che prende il nome di castellum, inteso come fortino, prima di questo periodo aveva solo accolto le ceneri dei vari membri della famiglia degli Antonini. Si pensa inoltre, che Castel Sant’Angelo abbia salvato il Vaticano dall’attacco dei Visigoti dato che le statue di cui il Castel Sant’Angelo nella parte superiore, una specie di giardino pensile, era piena, vennero ritrovate nel fossato tantissimi anni dopo. Tra questi anche il famoso Fauno Barberini.
Il nome Sant’Angelo deriva dalla pestilenza che colpì Roma nel 590. Durante questa pestilenza che colpì duramente tutta la città di Roma, venne organizzata dal pontefice Gregorio Magno una processione che passava anche per il Ponte Elio. Una volta arrivati sul ponte, il pontefice, ebbe un’apparizione, vide l’Angelo Michele che rifoderava la sua spada, questo fu il segnale della fine della peste per il pontefice e per la cittadinanza di Roma. In seguito a questa vicenda venne messo un angelo sul Castello e anche il ponte che arrivava fino al suo ingresso venne adornato da statue angeliche. Inoltre sulla sommità dell’ingresso venne riposta la scritta castellum Sancti Angeli.
Negli anni seguenti il castello passò di mano in mano, prima a Leone IV che lo incluse nella cinta muraria intorno al Vaticano, poi al senatore Teofilatto, infine ai Crescenzi, che lo possedettero per un secolo tanto che il castello in questo periodo fu identificato con il nome di Castrum Crescentii
Un altro grande apporto venne dato quando dai Crescenzi il Castello passò nelle mani della famiglia Orsini, il Papa di questa famiglia infatti, Niccolò III fede realizzare l’oggi famosissimo passetto, una sorta di passaggio tra il castello e il Vaticano. Da questo momento con Urbano V la fortezza divenne papale, tanto che dal 1400 venne usato come archivio papale e sede del tesoro vaticano. Da qui in poi le modifiche al castello furono sempre di più. La struttura venne ampliata, venne costruiti tre torrioni angolari che poi divennero quattro, Papa Borgia aggiunse un portico affrescato da Pinturicchio e Giulio II costruì la loggia a due colonne coperta che si trova nella parte frontale del castello.
Sul Ponte Elio nel 1600 arrivarono 10 angeli in marmo voluti da Clemente IX, ma la grande modifica avvenne nell’Ottocento quando Castel Sant’Angelo divenne un carcere politico. Viene chiamato Forte Sant’Angelo e cade in uno stato di degrado. Qualche anno dopo da carcere passò a caserma e poi a museo, vennero fatti dei restauri ad opera del maggiore Borgatti.
Il 13 febbraio del 1906 venne inaugurato come museo e solo negli anni ’30 vennero riscoperti il fossato, i bastioni e sistemato il giardino. L’angelo che vediamo oggi sulla sommità di Castel Sant’Angelo è stato cambiato ben sei volte. Il primo era di legno e venne subito consumato, il secondo venne distrutto durante un assalto al castello, un altro angelo saltò in aria a causa di un fulmine che fece scoppiare la polveriera con tutta la torre che si trovava lì, un altro venne fuso per fare dei cannoni, un altro tolto perché danneggiato dalle intemperie e ancora visibile nel cortile dell’angelo dentro Castel Sant’Angelo.
L’attuale angelo venne pitturato con i colori della bandiera francese che gli misero anche un cappello in testa nel 1798. Venne poi restaurato e rimesso al suo posto tra il 1983 e il 1896.
La prima foto è di Giuseppe Trisciuoglio