La mia prima vacanza senza Giulio, qualche riflessione
Il titolo dice vacanza e non viaggio. Tutta la differenza è in queste due parole, in nient’altro. Avevo già fatto dei viaggi senza Giulio. Viaggi di lavoro per lo più e tralasciando la vacanza in Sardegna (per un addio al nubilato), questa era la prima vera vacanza dopo tanti anni, tantissimi anni. Vacanza, sottolineo di nuovo e non viaggio (e che differenza c’è? c’è, c’è.).
Com’è andata? Ora ve lo racconto.
Da quando è nato Giulio non mi sono mai spostata per motivi che non fossero quelli legati al viaggio di lavoro. Anche quando abbiamo interrotto il nostro legame di latte, ero partita per un viaggio di lavoro a Parigi, e non di piacere. Poi Mantova, spesso Milano, Roma, tante città italiane per lo più e infine la Polonia, sempre per lavoro. Tutte le altre destinazioni fatte, come il Canada, la Thailandia, la California e tante altre tappe, erano viaggi di lavoro e vacanza assieme alla famiglia. Viaggi cioè in cui potevo portare la mia famiglia anche se spesso all’interno di queste settimane c’erano attività digital che coinvolgevano solo me e la mia figura di content creator e di influencer.
Il viaggio nella Champagne – Ardenne è stata una vera e propria vacanza, voluta e organizzata per riposarci, scoprire e riscoprire il viaggio anche come piacere e non solo come dovere (lavorativo ovviamente). Devo dire che viaggiare senza Giulio non è stato facilissimo. Lo ammetto, mi è mancato molto, ma sono anche stata grata di aver avuto dei momenti solo per me, per ricaricarmi, pensare solo ed esclusivamente ai fatti miei e sì, bere litri di Champagne senza sentirmi in colpa 😀
La vacanza vista con gli occhi di Giulio
Dov’è stato Giulio mentre i suoi genitori facevano degustazioni di Champagne, cenavo a suon di ostriche e percorrevano centinaia di km in auto dall’Italia alla Francia? Giulio è stato bene, con i nonni, in campagna.
Devo dire che il ragazzo ha reagito molto bene. Il giorno dei saluti ci ha urlato dalla finestra alle 6 della mattina “andate piano“, mentre ogni sera ci venivano inviati video di lui che giocava, andava a comprare il gelato, faceva cose divertenti o mangiava piatti enormi di tagliatelle – per la serie “la fame non gli è mancata”. A volte lo abbiamo sentito anche per telefono, anzi visto con FaceTime, ma non spessissimo perché avevo paura che il vederci gli avrebbe causato nostalgia e poi malinconia.
I nonni sono stati sempre con lui, lo hanno assecondato certo, e fatto divertire. Sono andati a vedere le pecore, hanno tagliato l’erba, hanno fatto tutti quei lavoretti che si fanno in campagna quando è agosto, oltre ovviamente a dipingere (gli avevo lasciato un bel set di giochi nuovi tra cui un treppiede e tanti colori), costruire, fare e disfare.
Credo che alla fine 6 giorni fossero perfetti. Siamo tornati al momento giusto, ne dopo troppo tempo, ne dopo troppo poco tempo (ma chi lo sa davvero qual è il tempo giusto?). Siamo tornati nel pomeriggio, Giulio dormiva sul divano e abbiamo aspettato si svegliasse da solo per farci vedere. Gli abbiamo portato due giochi nuovi dalla Francia e tanti abbracci e baci. Abbiamo giocato tanto con lui al ritorno e devo dire che la sua reazione è stata molto più pacata di come me l’aspettassi (per la serie “pensavo a una grande festa da parte sua, e invece”).
La vacanza vista con i miei occhi
Diversa è stata la vacanza vista con i miei occhi. Probabilmente perché sono la madre, probabilmente perché me la sono vissuta a pieno, probabilmente perché era la prima. Il giorno della partenza mi sono ammutolita. Centinaia di km fatti in auto e io sempre in silenzio. Ero preoccupata, in pena, in ansia e mi sentivo tremendamente in colpa.
Farò bene? Starà male? Gli mancherò? Mi mancherà? Il primo giorno non è stato piacevole, ma solo quello per fortuna.
Per tutto il viaggio fino in Francia, fino al Monte Bianco ho pensato, siamo ancora in tempo a tornare indietro.
Dalla Francia in poi invece ho iniziato a pensare che… ormai che eravamo arrivati fino a lì, forse valeva la pena continuare – un po’ come Forrest Gump che “una volta arrivato a fine della via pensò che poteva arrivare fino alla fine della città e poi fino alla fine della contea e poi… ” insomma, avete capito.
Il secondo giorno del viaggio è andato molto meglio. O quasi. Complice un po’ di vino, anzi no, complice lo Champagne e il buon cibo, ho iniziato a pensare che se tutti i giorni erano così, non era poi così male quella vacanza.
Dal terzo giorno, tra maison, visite in cantina, pranzi alle 14 con ostriche e bottiglie di champagne ho pensato: “Giulio chi?” OVVIAMENTE SCHERZO!
Ho pensato che sì, in fondo quella vacanza mi serviva tanto davvero, perché non prendevo una pausa, una vera pausa, da tanti anni. Una pausa anche da me stessa intendo eh. Io che sono sempre abituata a programmare, a fare, a definire, a calendarizzare, avevo bisogno di una pausa dalla me lavorativa, dalla parte più precisa e controllato di me. Avevo bisogno di bere un paio di bottiglie di champagne al giorno (in due) e di mangiare quello che mi pareva, quando mi pareva (hai capito perché sono ingrassata questa estate?) e soprattutto di non dover pensare continuamente al “speriamo dorma/ho preso i pannolini/chissà cosa mangerà Giulio in questo posto” e tutto il repertorio.
Il giorno prima del viaggio di ritorno sono sincera, ero ansiosa di tornare a casa. Volevo rivedere Giulio nonostante mi fossi divertita molto, ma sentivo che mi “ero presa quello che volevo“, vale a dire giorni di riposo e di relax, con tanto di pennica nel pomeriggio in alcuni casi! Cose che non facevo da anni e anni (se non in caso di febbre alta, ma non vale come paragone!).
La domanda ora è “lo rifaresti”?
La domanda è sbagliata, la vera domanda è: “quando lo rifarai”?
Ecco, abbiamo deciso che almeno una vacanza all’anno da ora in avanti verrà fatta in solitaria, quindi senza Giulio.
Una vacanza e non un viaggio, scegliendo di volta in volta la meta e la metodologia che ci aggrada di più.
In quei pochissimi giorni mi sono accorta di amare ancora tante cose che facevo prima di Giulio e che, per forza di cosa, ho iniziato a trascurare da quando c’è lui. Ad esempio, io amavo fotografare cose-piatti-strade. Con Giulio i tempi sono sempre molto contati e precari, le cose si fanno velocemente perché ci sono sempre mille necessità e le sue hanno la precedenza.
In questi cinque giorni mi sono riappropriata del mio tempo. Una doccia senza pensieri, magiare al ristorante standoci anche 3 ore senza pensare al “chissà se dobbiamo tornare a casa”, ma soprattutto il dormire quasi 8 ore per notte! Cosa che non facevo davvero da tanti anni. Addirittura mi sono addormentata tantissime volte in macchina, cosa che non faccio mai perché se in auto Giulio si addormenta, io ne approfitto per fare qualcosa di pratico, come fare la spesa con il telefono, lavorare, controllare le mail, vedere il mio calendario… vari ed eventuali, tanto le sapete tutti meglio di me quali sono le cose!
Tirando le somme quindi direi che la vacanza è andata molto bene, nonostante le mie perplessità iniziali. In quei 6 giorni ho pensato a tante cose, anche riguardo al mio lavoro a come si è evoluto in questi 11 anni, a come sono cambiata, alle necessità lavorative, alle strade intraprese e a quelle abbandonate. Ho capito che in me è pronto un altro cambiamento, ancora e nuovamente bello grosso, ma che devo aspettare che anche la mia vita sia pronta ad accoglierlo… e allora prepariamoci intanto!