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Leggo e rileggo le 8T di Severgnini prima di scrivere questo post. No, non devo farlo per forza, nessuno mi paga per farlo, nessuno me l'ha chiesto, ma chi scrive sa che a volte per mettere in chiaro quello che abbiamo in testa dobbiamo prima metterlo nero su bianco. Scriverlo e riscriverlo finché non diventa nostro. Rileggo Severgnini, rileggo la lettera di Matteo, rileggo il post di Ma che Davvero. Tutto quello che può incoraggiarmi a volere un mondo migliore è in quei testi e poco più. I testi di un'Italia che vuole ribellarsi, i testi di una mamma che deve lasciare una figlia e soprattutto i testi di positivismo cronico di una generazione che all'Italia ai giovani lascia solo conti da saldare.

Questa storia mi è venuta in mente in questi giorni. La molla è stata, come è intuibile dalla foto qui sopra, vedere il film Life of Pi (bellissimi film tra l'altro che vi consiglio). Una storia si chiude spesso. Non per forza deve essere una storia d'amore, a volte si chiude una storia di amicizia, un rapporto lavorativo, si litiga in famiglia. Ma quello di cui ho avuto conferma dopo il film è che per chiudere una storia bisogna essere ottimi registi, del proprio film ovviamente.

Il post dell'anno nuovo è un po' che mi aspetta e anche quest'anno ho deciso che verrà scritto. Il titolo dice già tanto, credo sia stato l'anno in cui ho viaggiato più di tutti gli altri. Ho realizzato qualche buon proposito? Decisamente sono stata fedele a questo proposito: "Per questo vorrei un 2012 di continua evoluzione, continuando ad appassionarmi ogni giorno per quello che faccio, magari divertendomi."

Non ho riempito il post di desideri, anche se forse quelli di qualcun altro ho contribuito a realizzarlo :)

Quando iniziano a dirti che sei stupido, probabilmente finisci per crederci anche se non è vero. Quando iniziano a dirti che sei una persona falsa e meschina, antipatica e forse anche parecchio stronza, bè forse non ci credi all'inizio; ma se a pensarlo sono in tanti e a dirlo e a parlarti alle spalle anche di più, forse alla fine inizi a crederci anche tu.

Quello che ho capito dell'amore a 30 anni è che non è come l'amore dei 20 anni. Quello che ho capito a 30 anni è che l'amore che non si cerca, arriva. L'amore a 20 anni è un amore cercato, sperato, sognato. A 30 anni si perdono le illusioni per un amore romantico, si vive di concretezze, di vita reale e di "ogni giorno". A 30 anni ci si conosce. Si conoscono i propri limiti i perché delle debolezze e vorremmo che le relazioni precedenti fossero solo insegnamenti...che però non sono. Non impariamo mai, non smussiamo gli angoli se non piano piano, lentamente, come un lavoro che ogni giorno deve riniziare da capo. Un lavoro con se stessi. E cosa c'entra tutto questo con l'amore per l'altro? C'entra, perché l'amore a 30 parte da noi stessi. Amiamo l'altro solo se amiamo noi stessi, anche se vuol dire addolcire il proprio carattere.

[Premessa veloce. Io non ho mai capito di chi è questo testo ma mi è sempre piaciuto da morire e mi piace così tanto che lo riporto anche sul mio blog. Perché l'inverno è davvero la stagione dell'amore *-*]

Mi rendo conto che il mio post non è per nulla nuovo, anzi. Prima o poi tutti quelli che si mettono in proprio e fanno un lavoro, come dire, creativo, incappano in questo discorso e in queste domande. Negli ultimi mesi mi sono sentita una trottola, scarrozzata a destra e a manca in giro per l'Europa e per il Mondo tra viaggi stampa e blogtour e mi sono posta alcune domande. Spesso e volentieri mi sono data anche delle valide risposte eh :)

Quello che dicevo solo una settimana fa nel post La corsa all'oro era che i blogtour si stavano svalutando. Confermo e non ritratto nulla. Quello che dico oggi è che anche i blogger si stanno svalutando. Cosa sbagliata e molto triste ma il bello è che stanno facendo tutto da soli. Allora (una settimana fa) chiedevo una risposta da parte dei blogger...che me l'hanno data, a quanto pare, anche se a me non piace affatto.

Un po' come il ritorno di un amore oggi sono più che felice che mai. Ieri lui è tornato. Dopo un Blackberry e un Htc, errori di gioventù si dice, finalmente si è ripresentato. Era l'orgoglio che mi faceva parlare, soprattutto nel post Gli operatori telefonici mi fanno un baffo, era l'orgoglio che mi faceva dire "ma sì, in fondo sto bene anche senza di lui, non faceva che darmi problemi" e invece...e invece io non l'ho mai dimenticato.

Una volta erano i viaggi stampa, giornalisti che venivano invitati a fare mega viaggio tutto spesato per poi scrivere un trafiletto sul quotidiano nazionale. Tanti lettori poca passione. Probabilmente Poi sono arrivati i blogger, pochi lettori tanta passione e la tendenza si è invertita. I blogger non hanno gli stessi numeri di un giornale ma diciamoci la verità, quanto conta impressionare un blog? Tanto. Quanto ci vuole a farlo? Poco, pochissimo.